BENVENUTI

L’attualità in generale è il mio pane quotidiano. In questo sito intendo offrire approfondimenti, contributi, materiali, riflessioni sui temi di cui da tempo mi occupo come giornalista e studioso: la montagna abitata, le sue risorse, le sue potenzialità, oltre ad altri argomenti che mi stanno a cuore e che, a vario titolo, intersecano il vivere e l’operare nei territori in quota, soprattutto lungo l’arco alpino. Come scrive Massimo Recalcati, «Ogni biografia si radica in una terra», e questa particolare dimensione delle montagne scandisce e circoscrive il mio senso della vita.  

Non solo i post, anche la sezione Il mio mondo, con le sue sottopagine, ne dà conto con un catalogo di testi in formato pdf. 

Maurizio Busatta

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Cinquant’anni e più di informazione religiosa


Nel mio percorso giornalistico iniziato con l’iscrizione all’Ordine dei giornalisti nel 1973, che quest’anno appunto mi ha gratificato con medaglia d’oro, mi sono dedicato con passione anche all’informazione religiosa, pur essa non rappresentando, nel tempo, il mio principale ambito di riferimento sulla carta stampata. Per celebrare 50 anni di attività giornalistica ho pensato di pubblicare questo libretto (edito da Bellunesi nel mondo) che propone una ventina di interviste con personaggi, umili e autorevoli, le cui riflessioni nella scia del dopo-Concilio intersecano i principali problemi del nostro Paese e del Pianeta. Cardinali, vescovi e preti di frontiera è introdotto da una testimonianza di Aldo Bertelle, direttore della Comunità “Villa San Francesco”, che con spirito cristiano accoglie ragazzi in difficoltà. Bertelle suggerisce di leggere questo libretto con il passo del “nomade” abituato a praticare territori vastissimi quali sono quelli tracciati dalla stagione che spazia dal Concilio Vaticano II (1962-1965) fino ai nostri giorni. Un mezzo secolo (e più) di storia che disegna una trama fitta e complessa. Letta, per quanto mi riguarda, da “cattolico adulto” e da operatore dell’informazione attento a valorizzare gli “spazi collettivi di libertà” come ci ha insegnato il card. Martini. 

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I 75 anni della Costituzione: una grande “opera d’arte”

Che bravo Roberto Benigni, sul palcoscenico di Sanremo, a definire un’«opera d’arte» la nostra Costituzione! Una lucida testimonianza, la sua, che si affianca ai molteplici interventi di “pedagogia costituzionale” da parte del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. La Costituzione italiana ha compiuto 75 anni. Approvata dall’Assemblea costituente il 22 dicembre del 1947, venne promulgata il 27 dicembre seguente e pubblicata in Gazzetta ufficiale lo stesso giorno. Entrò quindi in vigore il primo gennaio del 1948. Tre quarti di secolo l’hanno vista cambiare in alcuni aspetti, rinnovarsi, sempre comunque capace di superare i venti sfavorevoli e contrari. Fra le tante voci che potrei citare, richiamo qui il recente volumetto del cardinale Matteo Zuppi, Lettera alla Costituzione (Edb), che dando del tu al testo, ricorda che nel suo respiro «i diritti sono sempre collegati a delle responsabilità collettive: non va bene che la persona – che tu [come lui scrive] ritieni così importante, che tu difendi e di cui vuoi il riscatto da ogni umiliazione – si pensi in maniera isolata e autosufficiente. I diritti impongono dei doveri. Ognuno è da te chiamato a pensarsi, progettarsi e immaginarsi sempre insieme agli altri. Tu, infatti, chiedi a tutti di mettere le proprie capacità a servizio della fraternità, perché la società come tu la pensi non è un insieme di isole, ma una comunità tra le persone, tra le nazioni e tra i popoli».  Lunga vita, cara Costituzione, straordinaria «opera d’arte» e di pensiero.  

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Luciani, il Papa montanaro proclamato beato

Domenica 4 settembre papa Francesco ha proclamato beato Albino Luciani, il papa montanaro figlio di un emigrante cattolico e socialista rimasto vedovo con due bambine e risposato con una compaesana conosciuta a Venezia. In tanti ne hanno scritto, in particolare per sottolineare il segno che Giovanni Paolo I ha lasciato nella storia della Chiesa, e il suo originale modo di comunicare. A me piace ricordare Luciani attraverso le parole di un vaticanista della mia generazione, Luigi Accattoli, che all’inizio dell’anno ne ha tracciato il profilo con queste parole: «Non amo le canonizzazioni dei Papi, ma sono pronto a fare un’eccezione per Luciani, come se lui, per me, neanche fosse un Papa. Perché nel fare santi i Papi siamo portati a vedere la Chiesa che canonizza sé stessa su iniziativa, di volta in volta, della corrente piana, giovannea, montiniana, wojtyliana. Ma non c’è una corrente lucianea. Nessun rischio quindi di canonizzare, facendolo Santo, una linea di governo, dal momento che il governo di questo Papa, subito amato e subito perduto, finì prima d’iniziare». 

Papa amato per le origini povere e montanare, sottolinea Accattoli, «amato anche per i modi semplici e per non avere dimenticato la raccomandazione del papà Giovanni, socialista, che così gli scrisse dalla Svizzera— dov’era migrato per lavoro — quando a undici anni gli chiese il permesso di entrare in seminario: “Spero che quando tu sarai prete, starai dalla parte dei poveri, perché Cristo era dalla loro parte”».

Beati i poveri dice il Vangelo: e allora «sia beato questo Papa che patì la fame», conclude Accattoli.  Ecco sulla sua figura – terzo papa arrivato al soglio di Pietro provenendo da Venezia dopo Pio X e Giovanni XXIII – tre testimonianze che mi piace riportare all’attenzione di questo blog.  

[pdf] Una mia intervista al futuro Papa del 17 marzo 1973

[pdf] A colloquio con i vaticanisti che lo conobbero (1979)

[pdf] Giorgio Lago: l’arte della comunicazione da parte sua (1988)

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Del Vecchio, un generoso “numero uno”

Sul Broi di Agordo all’Agordino d’Oro nei primi anni ’80

Ho conosciuto Leonardo Del Vecchio (1935-2022) da funzionario di banca quando  risiedeva nella villetta all’interno dello stabilimento (che lui, in verità, chiamava “fabbrica”). L’ho conosciuto da giornalista quando, a fianco di Floriano Pra, ricopriva il ruolo di assessore alla Sanità dell’allora Comunità montana Agordina, la quale svolgeva anche il compito di Ulss. L’ho conosciuto nell’ambito del Rotary Club di Belluno, di cui fu socio prima “effettivo” e poi “onorario”. L’ho conosciuto e sempre ammirato! Un numero uno a cui guardare con riconoscenza per la sua intraprendente visione. 

A questi tre ambiti appena citati, ho dedicato altrettanti articoli, che desidero condividere con quanti seguono questo mio blog. 

[pdf] Addio al capitano d’industria che vedeva lontano   

[pdf] Quando il patron di Luxottica guidò la sanità agordina

[pdf] Quella straordinaria serata al Rotary di Belluno 

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L’Europa unita? Una montagna da scalare

Un anno di lavoro, sette sessioni plenarie, 449 persone coinvolte, una piattaforma digitale multilingue con  53.283 partecipanti, un Rapporto conclusivo consegnato ai vertici delle istituzioni europee il 9 maggio, giorno dell’Europa, strutturato su  49 ambiti di intervento e comprendente oltre 300 proposte. Questo l’esito della Conferenza sul futuro dell’Europa. Pur entusiasta di aver seguito (sulla carta stampata e mediante contatti diretti) simile esercizio di democrazia partecipativa, un anno dopo – in attesa di capirne gli sviluppi (primo appuntamento il Consiglio europeo di fine giugno) non nascondo la mia delusione: tanti auspici e raccomandazioni importanti, ma nulla – dico nulla – a favore delle zone montane, pur non mancando i riferimenti alla sostenibilità ambientale, di cui le montagne e le rispettive comunità sono un indiscutibile  pilastro.

[pdf] Una mia intervista al Gazzettino_24 05 2022

[pdf] I miei articoli su L’Amico del Popolo 2021-2022

 

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