L’autonomia differenziata riparte con i LEP e l’incognita Belluno

Arenatosi, ancor prima di vedere la luce, con il governo Conte 1, il processo per l’autonomia differenziata a favore della Regione Veneto prova a ripartire con il governo Conte 2, ma su basi nuove, più coerenti e «nel rispetto dell’unità nazionale». Questo l’esito dell’incontro del ministro Francesco Boccia, a Venezia, lunedì 23 settembre, con il governatore Luca Zaia, che all’inizio dell’estate non aveva esitato a dichiarare di averne «le tasche piene» («Noi i compiti li abbiamo fatti!») anche se il negoziato portato avanti con la ministra Erika Stefani dalla “sua” delegazione trattante, troppo frettolosamente aveva sottovalutato questioni importanti come i rapporti finanziari, le funzioni da riconoscere agli enti locali del territorio (e in particolare alla Provincia “montana di confine” di Belluno) e le garanzie di sistema nelle quali inquadrare l’attuazione, per la prima volta, dell’art. 116 della Costituzione (anche in tema di “istruzione”).  

Lasciando sullo sfondo il nodo risorse, per questa partita resta da capire quando e come assicurare «il rispetto dei livelli essenziali delle prestazioni» i cosiddetti LEP, che devono essere determinati e poi garantiti su tutto il territorio nazionale, nonché quale spazio e quali soluzioni specifiche si possono prospettare per la Provincia di Belluno dopo il referendum provinciale consultivo del 22 ottobre 2017 (ormai due anni orsono…). 

Al  ministro Boccia qualcuno ha segnalato, come meritevole punto di partenza, la bozza di pre-intesa con la Regione Emilia Romagna (che porta la data 14 febbraio 2019), laddove quella Regione si impegna a «perseguire la migliore organizzazione dell’esercizio delle funzioni amministrative sul territorio regionale, d’intesa con gli enti locali, attraverso la loro razionale distribuzione tra la Regione, le Province, la Città metropolitana, i Comuni e le loro forme associative» e a «disporre una diversa allocazione delle funzioni degli enti locali situati in territorio montano, d’intesa con questi ultimi, al fine di adeguare l’assetto delle loro competenze alle specificità territoriali». 

Per carità, fin qui niente di che! Chi infatti non può essere d’accordo? Ma, al e per il Bellunese serve un approccio diverso, meno general-generico. Cioè più concreto e mirato. Anche alla luce dei LEP, materia sulla quale non c’è dubbio che il fattore o “differenziale” montagna deve entrare in modo organico: solo che le valutazioni dei sovraccosti connessi con il vivere in quota finora sono rimaste ai margini del dibattito politico.

Secondo il ministro Boccia serve «una cornice unica nazionale». «In effetti – commenta puntualmente il prof. Gian Candido De Martin – è l’intero sistema che deve condividere LEP e fabbisogni standard (modulati) per poi decidere le maggiori autonomie possibili, evitando regionocentrismi».

[pdf] Una rapida rassegna stampa sul tema LEP

 

 

 

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