Autonomia, le date mobili di Zaia

In una “lunga omelia di fine anno” (copyright “Corriere delle Alpi” e quotidiani Gedi), davanti ai mass-media il governatore del Veneto Luca Zaia ha stabilito un nuovo calendario delle tappe del processo di avvio dell’autonomia differenziata. Dunque,  dopo che l’intesa con il governo giallo-verde doveva essere sottoscritta il 22 ottobre 2018 («Stefani: “Il Veneto avrà le 23 materie entro il 22 ottobre”», quotidiani Gedi 11 settembre 2018), ecco un anno fa il  rinvio al 15 febbraio 2019 ed ora – Natale 2019 – un nuovo suggestivo  monito: «Pronti ad adottare 23 progetti di legge sui quali andremo a discutere in Corte costituzionale». Termine ultimativo: febbraio 2020, e nuovo appello al presidente Mattarella, che al Teatro Comunale di Belluno gli aveva già spiegato  che si tratta di «problemi di cui si stanno occupando Governo e Parlamento sui quali non posso esprimermi».

Ma, dinanzi a un’“omelia”, come obiettare qualcosa? Nessuna domanda di approfondimento. Per esempio (come da parte mia mi accingo a chiedere): qual è il percorso attraverso il quale «intasare» la Consulta con i 23 progetti di legge veneti?

Con tutti i suoi limiti, l’art. 116, comma terzo, della Costituzione, il percorso da fare lo chiarisce in modo lineare. Invece Zaia a cosa pensa? Ora, i 23 disegni di legge per finire alla Consulta devono essere approvati dal Consiglio regionale, ma non possono regolare competenze statali né rapporti finanziari con lo Stato, perciò sono pezzi di carta.  Se per caso, invece, i 23 progetti fossero disegni di legge statale, si arenerebbero in Parlamento ancor prima di arrivare in aula.

Una “boutade” del Governatore, quindi? No: direi qualcosa di più, che fa il paio con il disinteresse che il presidente Zaia mostra verso il referendum provinciale consultivo del 22 ottobre 2017 che aveva auspicato «il riconoscimento di funzioni aggiuntive (per la Provincia di Belluno) nell’ambito delle intese Stato-Regione ai sensi dell’art. 116 della Costituzione».

Non importa se il prof. Mario Bertolissi, nel suo recente libretto “Autonomia” largamente divulgato dalla Regione del Veneto, scrive che l’esito di un referendum consultivo «costituisce un atto di indirizzo politico, che non tocca i poteri formali, ma concorre a determinare la scelta finale».

Hanno ragione le “Sardine”: più competenza e più attenzione alla complessità. Altro che Ufficio Complicazione Affari Semplici (copyright Luca Zaia).

Buon 2020, a tutti noi. 

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