I 50 anni della Regione e la «leale collaborazione»

I cinquant’anni delle Regioni a statuto ordinario hanno portato il Veneto a realizzare una triplice, importante, iniziativa: tenere aperta per un anno, fino a luglio 2021, a palazzo Ferro Fini, sede del Consiglio regionale, la mostra fotografica “I 50 anni della Regione Veneto: una storia nella storia” a cura del segretario generale Roberto Valente e un cofanetto di due volumi di analisi a cura, rispettivamente, di Mario Bertolissi e Filiberto Agostini, docenti all’Università di Padova e pubblicato da Marsilio. Il volume coordinato da Agostini (“Cinquant’anni di storia: 1970-2020”) presenta mezzo secolo attraverso il pendolo di dieci legislature ed è arricchito da un commento, legislatura dopo legislatura, delle leggi regionali ritenute maggiormente significative. A tale compendio ho collaborato anch’io.  

I commenti a mia firma riguardano le leggi regionali n. 3/1992 (Norme sull’istituzione e il funzionamento delle Comunità montane) da poco abrogata e n. 27/2009 (Norme per la tutela dei consumatori, degli utenti e per il contenimento dei prezzi al consumo): due lenti d’ingrandimento attraverso le quali osservare anche la qualità della produzione legislativa della Regione Veneto in un arco di tempo che si colloca nella quinta e nell’ottava legislatura, prima e dopo la riforma del Titolo V della Costituzione.   

Ora, come proprio per la ricorrenza dei cinquant’anni ha scritto il presidente della Repubblica Mattarella, «la stessa lotta alla pandemia ci ha posto di fronte a nuovi interrogativi su come evitare che conflitti e sovrapposizioni tra istituzioni possano creare inefficienze paralizzanti o aprire pericolose fratture nella società». Ancora una volta il punto chiave è la «leale collaborazione tra i diversi livelli istituzionali», la «cifra» – sostiene il presidente Mattarella – dei rapporti tra lo Stato, le Regioni e le autonomie locali. Una sfida attuale (eccome!) anche nel contesto della Regione Veneto.    

Mi riferisco alla legge sull’autonomia amministrativa della Provincia di Belluno (la n. 25/2014). Passa in archivio la decima legislatura, e  restano accentrate in Regione le funzioni che la legge 25 attribuirebbe alla Provincia di Belluno in materia di risorse energetiche, politiche transfrontaliere, minoranze linguistiche, forestazione, attività economiche, agricoltura e turismo, con chiaroscuri in verità anche su altre delle materie devolute (in particolare i trasporti e la tutela del paesaggio, ambito rispetto al quale si sarebbe potuto sperimentare un tavolo Regione-Provincia-Stato per valorizzare il coinvolgimento partecipativo e deliberativo delle comunità locali ai sensi dell’art. 144 del Decreto Urbani del 2004) . Senza contare che – alla faccia della clausola valutativa tanto di moda – non è stata presentata la relazione sullo stato di attuazione della legge che la stessa opportunamente prevede.

A questo punto quanto mai interessante potrebbe essere un approfondimento incentrato su tutta la legislazione veneta per le zone montane dagli anni Settanta ad oggi e  sulla sua (in)attuazione.  

 

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